La storia di Keila
Keila ha 4 anni e viene da Bujumbura, in Burundi. È nata con un parto difficile, in cui alcune complicazioni le hanno causato dei deficit cognitivi e una disabilità motoria ad un braccio. Fin da subito ha anche mostrato sintomi di Tetralogia di Fallot, una malformazione cardiaca congenita grave che necessita di un intervento urgente. Purtroppo, in Burundi non sono presenti strutture e medici specializzati che possano operare la bimba.
In Burundi non è facile crescere un bambino con questo tipo di disabilità, perché le difficoltà fisiche o mentali vengono spesso viste come il segno di una “forza maligna”. Per questo motivo i bambini come Keila vengono spesso abbandonati. La famiglia di Keila però tiene a lei in maniera straordinaria, e chiede aiuto a Flying Angels perché possa essere trasportata in Italia, dove un ospedale di Verona è pronto ad accoglierla e operarla.
La partenza
Flying Angels si attiva immediatamente per trovare un volo per Keila e la sua mamma, che arrivano presto in Italia, e la bimba viene ricoverata all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona. È un grande momento per Keila e la sua famiglia, che vuole assicurarle un futuro.
L'intervento
Keila è sottoposta ad un primo intervento, ma i medici sono costretti a interromperlo: le arterie polmonari della bimba sono malformate e vanno ricostruite prima di operare sul cuore della bimba. Una settimana dopo, il team di chirurghi compie un delicato intervento di ricostruzione e correzione della cardiopatia, che va a buon fine.
Keila trascorre un periodo post-operatorio in terapia intensiva. durante queste giornate critiche, la piccola contrae il Covid-19, e deve restare in isolamento. La sua mamma non può più farle visita in ospedale, e la bimba è affidata esclusivamente alle cure delle infermiere e dei medici, che fanno il possibile per farla sentire a casa.
Il ritorno a casa
Keila guarisce dal Covid e con la sua mamma di nuovo al suo fianco continua a migliorare e riprendere le forze.
Presto potrà ricominciare a mangiare da sola, e secondo i medici anche tornare a casa.
